Sui sentieri per l'Europa 2024
Gli eventi
Guidati da teologi, forestali, pescatori e appassionati, camminiamo dalla Carinzia alle Absirtidi alla ricerca di Europa. Noi e il pubblico, in cammino e in dialogo: a partire dall’esperienza del corpo - che cammina e vede, ascolta, tocca, danza, urla, scrive - e da uno spettacolo itinerante costruiamo insieme, qui e ora, nel margine, un’idea migliore di Europa.
A Stavoli ha luogo il festival "L'isola di Stavoli", che ospita lo spettacolo Sui sentieri per l’Europa, prima che il suo viaggio abbia inizio.
Nascosto tra le montagne, i boschi e gli sfasciumi della destra Fella nel tratto tra l’abbazia benedettina di San Gallo a Moggio e la stazione ferroviaria a Carnia, il paese ormai disabitato di Stavoli, dove a volte gli ex abitanti o i loro discendenti sono presi dalla nostalgia e ritornano a fare il fieno, a mangiare qualcosa, a stare un po' insieme.
Lo spettacolo è preceduto dall’incontro "Il corpo che cammina" con Angelo Floramo, Špela Ledinek Lozej, Emil Krištof. Modera Anton Špacapan Vončina.
L'ex albergo della ex stazione ferroviaria della ex linea ferroviaria Lubiana-Tarvisio a cavallo dello spartiacque tra Drava e Sava, tra la comunità agro-pastorale slavofona di Rateče e quella mineraria germanofona di Weißenfels, con un'Italia decisamente di troppo e un magnifico stog dietro l'angolo.
Lo spettacolo è preceduto dall’incontro “Tra due fiumi” con Nadja Velušček , Anja Medved e Zdravko Likar. Modera Anton Špacapan Vončina.
La Caporetto della Prima guerra mondiale, disfatta o miracolo a seconda della prospettiva, ma anche quella della Seconda, con la prima repubblica partigiana che vide insieme italiani e sloveni. Prima di tutto però l’incontro tra due vallate, quella dell’Isonzo e quella del Natisone, da sempre luogo di transito tra Aquileia e Carinzia, Venezia e Impero, Mediterraneo e continente.
Lo spettacolo è preceduto dall’incontro “Le Gorizie dell’altro ieri” con Hans Kitzmuller, Renato Podbersič e Giustina Selvelli. Modera Anton Špacapan Vončina.
Dove fino all’altro ieri era solo la carrareccia per Vienna a risalire una valle di rose, oggi è un guazzabuglio di rotonde, sopraelevate, pompe di benzina e Casinò Royal. Unico punto fermo nel tumulto dei jackpots, cilindrate roboanti e scollature mozzafiato dei cartelloni pubblicitari a supporto prismatico con tre facce rotanti, l’antico cimitero ebraico, e dentro il cimitero un ragazzo a denunciare la rettorica.
Un’antica fortezza senza più mura sospesa tra una Porta de mar e una Porta dell’oro. Appena più fuori i tipici casoni dei pescatori in legno, paglia e cannucce palustri. Tutt’attorno laguna, barene e garzette, e dimenticate tra la fanghiglia del fondale pipe in terracotta a forma di testa di turco, con tanto di turbante e mustacchi.
Lo spettacolo è preceduto dall’incontro “L’Aquileia afroasiatica” con Andrea Bellavite, Gian Paolo Gri e Giorgio Banchig. Modera Mattia Cason.
L’ultimo residuo di pineta su dune sabbiose ad affacciarsi sulla laguna di Grado, dopo che in antico boschi simili ricoprivano tutto il litorale almeno fino al Timavo. Su una duna la chiesetta di san Marco, dove leggenda vuole che l’evangelista proveniente da Alessandria sia approdato per iniziare la sua opera di catechesi. Poco più in dentro, a risalire il corso di un fiume, una basilica con mosaici da non credere.
Lo spettacolo è preceduto dall’incontro “La rotta balcanica” introdotto da Claudio Magris, con la partecipazione di Egidio Ivetić e Roberta Altin. Modera Mattia Cason.
La stazione ferroviaria centrale inaugurata alla presenza di Francesco Giuseppe. Dirimpetto il monumento a sua moglie Sissi, accoltellata a morte da un anarchico. E mentre alcuni volontari danno ai migranti della rotta balcanica un pasto caldo, una transenna è lì ad evitare che nessuno si mischi col sangue blu dell’imperatrice.
Lo spettacolo è preceduto dall’incontro “L’Aquileia afroasiatica” con Andrea Bellavite, Gian Paolo Gri e Giorgio Banchig. Modera Mattia Cason.
L’ultimo residuo di pineta su dune sabbiose ad affacciarsi sulla laguna di Grado, dopo che in antico boschi simili ricoprivano tutto il litorale almeno fino al Timavo. Su una duna la chiesetta di san Marco, dove leggenda vuole che l’evangelista proveniente da Alessandria sia approdato per iniziare la sua opera di catechesi. Poco più in dentro, a risalire il corso di un fiume, una basilica con mosaici da non credere.
A segnare il confine tra Carso ed Istria il torrente Rosandra tra rupi, ghiaioni e pareti a strapiombo. Sopra le rupi castellieri preistorici, la solita fortezza anti turca e una chiesetta per bestemmiatori penitenti. Giù in paese il signor Ferruccio, che pur di chiaro orientamento progressista, quando i migranti di passaggio gli rubano le angurie una bestemmia la tira anche lui.