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Peršmanhof / Peršmanova domačija

05 Luglio 2024
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Programma

ore 20:00 visita guidata al museo Peršman a cura del personale del museo -  Koprein-Petzen 3, 9135 Bad Eisenkappel

ore 21:30 inizio spettacolo accanto al museo Peršman

lingua evento: tedesco

informazioni: +39 3281547471

si ringrazia: Museum Peršman / Muzej Peršman

In cima al monte Peca/Petzen c’è ancora la neve e giù al valico il museo è chiuso. Non riesco a parlare con nessuno, mi dispiace perché avrei voluto saperne di più. Con me ho soltanto qualche stralcio di articolo e una fotografia trovati su internet. Leggo con stupore che il maso era composto da ben nove costruzioni diverse: oltre all’abitazione principale, oggi museo, vi erano altre tre piccole abitazioni, un grande edificio agricolo dove era il fienile, una stalla per il bestiame, una seconda stalla per i cavalli e i maiali, una rimessa per i carri e una fucina. La fotografia sembra presa da est, vicino alla fucina, con sullo sfondo l’abitazione principale, che rispetto al museo di oggi presentava sul lato lungo un corpo centrale su tre piani a mò di torre a sporgere decisamente rispetto allo spiovente della copertura. Al centro sono una ventina di persone, la famiglia allargata Sadovnik-Kogoj, una famiglia di contadini come tante, ma con la particolarità di essere sloveni in quella che dopo il crollo dell’Austria-Ungheria è diventata semplicemente Austria, ritrovandosi così all’improvviso minoranza con tutti gli annessi e connessi del caso. 

La cosa che più mi colpisce della fotografia è una lunghissima scala a pioli di legno, che parte nascosta da dietro la testa di un neonato tenuto in braccio da una donna e finisce oltre il margine dell’inquadratura, dando l’illusione di continuare in cielo. 

Penso alla scala di Giacobbe, e all’interpretazione del Midrash secondo cui la scala rappresenterebbe i vari esili del popolo ebraico prima della venuta del Messia.

Durante la guerra i Sadovnik-Kogoj aiutano come possono le bande partigiane locali, formate per lo più anch’esse da sloveni, fornendo loro cibo ed alloggio. Mercoledì 25 aprile 1945, giorno di san Marco, circa settanta tra SS e poliziotti fanno irruzione al Peršmanhof sorprendendovi un gruppo di partigiani, che dopo un primo tentativo di risposta al fuoco sono costretti a fuggire nei boschi circostanti. Al loro ritorno dal fallito inseguimento i nazisti uccidono tutti i membri della famiglia che trovano sul posto, mettono a ferro e fuoco il maso e rubano le bestie. Come recita la targa sul muro del museo, muoiono:
 

i proprietari Ana (35) e Lukas Sadovnik (38) 

i loro figli Gottfried (8 mesi) Viktor (4) e Franziska (13)  

i loro nipoti Adelgunde (3) e Stanislaus Kogoj (9)  

la sorella della proprietaria Katharina Dobravc (44)  


i di lei figli Filip (4) e Albina (7) 

l’anziana padrona di casa Franciska Sadovnik (77) 


Dalla foto riesco a riconoscere con qualche certezza solo Gottfried e Franciska. Leggo poi che tre bambini, Ana Amalja e Ciril, riescono a salvarsi scappando nel bosco. Per un attimo penso a come abbiano potuto tornare indietro, a cosa abbiano provato, a che vita abbiano vissuto, dopo. E per un attimo ripenso al mio vecchio insegnante di arabo, che ancora a settant’anni piangeva al ricordo della sua casa distrutta appena fuori Giaffa, e ricordo che anche lì, nella vecchia fotografia in bianco e nero, una scala a pioli sospesa tra la terra e il cielo.