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Škocjan / San Canziano

09 Agosto 2024
Acque
Confini
Conflitti
Tradizioni
Straniamenti

Programma

ore 16:00 ritrovo presso il Parco delle grotte di San Canziano - Matavun 12, 6215 Divača

ore 16:15 esplorazione dell'area delle grotte di San Canziano a cura dell'associazione Turistično društvo Škocjan (prenotazione consigliabile al numero indicato più sotto) 

ore 19:00  concerto di Tine Grgurevič presso la chiesetta di Canzio, Canziano e Canzianilla -  Škocjan 8, 6215 Divača

ore 20:30 rinfresco offerto dalla comunità locale presso la chiesetta di Canzio, Canziano e Canzianilla

ore 21:30 inizio spettacolo nel prato presso la chiesetta di Canzio, Canziano e Canzianilla

lingua evento: sloveno

informazioni: +386 30313488 

si ringrazia: Turistično društvo Škocjan, David Gombač, Gea Gombač

Ποσειδώνιος δέ φησι ποταμον τον Τίμαυον εκ των ορων φερόμενον καταπίπτειν εις βερεθρον, ειθ’ υπο γης ενεχθεντα περι εκατον και τριακοντα σταδίους επι τη θαλαττη την εκβολην ποιεισθαι. 

Posidonius tradit — flumen Time­vus e montibus dilatum voragine terrae adsorbevi sub qua, ubi per CXXX stadia decurrente, eum in mare effluere.

Posidonio riferisce che il fiume Timavo, ingrossatosi scendendo dalle montagne, fu assorbito dall'abisso della terra sotto il quale, correndo per 130 stadi, sfociava nel mare.

Così Strabone, riportando le parole del grande geografo siriano Posidonio di Apamea: e in effetti, dopo un percorso superficiale di una quarantina di chilometri iniziato nei pressi del monte Snežnik, il fiume Reka/Timavo si inabissa in un complesso di gallerie sotterranee sotto l’abitato di Škocjan. L’acqua del fiume entra in una cavità lunga complessivamente più di 6 km e attraversa alcune doline di crollo molto profonde: la Mala dolina con i suoi 120 m di profondità e la Velika dolina di 165 m. Da qui il fiume, dopo aver percorso una gigantesca forra con una ventina di cascate, scompare in un sifone riapparendo in superficie solo dopo una quarantina di chilometri presso Štivan/San Giovanni di Duino, a due passi dall’Adriatico.

Sul momento non so se essere più affascinato dalla meraviglia della natura o dalla curiosità dell’uomo, che già duemila anni fa registrava tutte queste geografie (e come poi? Chi è arrivato ad Apamea a dire a Posidonio del Timavo, delle grotte, del Carso?). Forse però non c’è bisogno di scegliere perché in queste stesse grotte, tra queste stesse rocce ad accogliere un fiume spumeggiante, genti della tarda età del Bronzo di cui sappiamo poco o nulla erano solite gettare via alcuni tra i loro beni più preziosi, le loro armi, i loro ornamenti, i loro utensili cerimoniali, in un rito che vedeva la spoliazione dell’uomo dai suoi oggetti per qualche bene superiore. Un bene su cui non vi è ancora l’unanimità della comunità scientifica e che certo anch’io, così su due piedi, non saprei dire, ma che continuando a camminare dalle grotte fin su al paese di Škocjan, fin su alla chiesetta dei santi martiri col campanile a sé stante e il prato morbidissimo tutt’attorno, e sedendosi poi sulle mura a strapiombo che un tempo davano contro al Turco e ora aprono allo Snežnik tutto innevato in lontananza mentre quaggiù sono arrivate le rondini, mi pare come che non sia nemmeno necessario dire, perché è e, e, e, e, e, e, e… e basta.