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Marano Lagunare / Maràn - CANCELLATO per maltempo

07 Agosto 2024
Acque
Confini
Conflitti
Tradizioni
Straniamenti

Programma

ore 19:00 visita guidata alla riserva naturale della Valle Canal Novo; partenza dall'entrata della riserva - via delle Valli 2, 33050 Marano Lagunare

ore 20:30 cena al sacco in piazza Frangipane, 33050 Marano Lagunare

ore 21:30 inizio spettacolo in piazza Frangipane 

lingua evento: italiano

informazioni: +39 3281547471

si ringrazia: Comune di Marano

…castello piccolo, non fa duecento anime, è di qua del Tagliamento, posto sulla Marina verso mezodì, lontano da Udine miglia diciotto, da Aquileja venti, per acqua da dove si va per il fiume Anfora; è luogo fortissimo di muraglie e terrapieni, fosse larghissime dove entra la Marina, e si può girare in una Galea…

Così un conte friulano nella seconda metà del XVI secolo, quando Marano, fortezza patriarcale prima, veneziana poi, era ormai ritornata in mano alla Serenissima dopo un’intervallo trentennale sotto l’egida imperiale, all’indomani della guerra della Lega di Cambrai. 

Oggi delle antiche mura rimane praticamente solo il baluardo del Moro, ma l’impianto cittadino a spina di pesce, incentrato su un asse viario nord-sud tra Porta de mar e Porta dell’Oro da cui si dipanavano varie calli laterali a sfociare su corti e campielli, mantiene intatta la struttura di un tempo. Le calli ricordano ancora importanti avvenimenti del passato (via Sinodo l’assemblea scismatica qui convenuta nel 591 col patriarca d’Aquileia a rompere con Roma per allearsi con Costantinopoli, calle Turchia l’opera di difesa contro le scorrerie ottomane del XV e XVI secolo o forse al contrario l’anelito a raggiungere il Bosforo che prende almeno una volta nella vita chiunque s’affacci sull’Adriatico), ma più delle calli sono i casoni dispersi nella laguna, i casoni di legno di olmo, d’acacia o di tamerice rivestiti di paglia e cannucce palustri, i casoni a pianta rettangolare con gli angoli smussati tanto nel perimetro quanto nel tetto a divenire un’unica grande cappa per il focolare/el fugher a scaldare il pescatore di ritorno dalla pesca d’autunno, quando c’è la stagione dell’anguilla, o in primavera, quando c’è quella delle orate, a farmi ricordare qualcosa d’inaspettato: penso spesso al perché in Medea Pasolini, per rappresentare Corinto dall’esterno, abbia scelto la rocca di Aleppo, sopratutto da quando ho saputo che mentre Pasolini era lì a far riprese, nel 1969, il protagonista del nostro spettacolo Muhammad aveva quattro anni e giocava a calcio ogni giorno con gli amici ai piedi di quella stessa rocca, ma ora davanti a questo casón disabitato su un lembo di sabbia nel mezzo della laguna ricordo improvvisamente che il film in realtà inizia qui, in un posto come questo, e anche il centauro Chirone a Giasone e il suo “Tutto è santo, tutto è santo, tutto è santo! Non c’è niente di naturale nella Natura, ragazzo mio, tienilo bene in mente. Quando la Natura ti apparirà naturale tutto sarà finito e comincerà qualcos’altro. Addio cielo, addio mare!”…

Alzo lo sguardo, un gruppo di garzette rientra in silenzio dal largo, il bianco del piumaggio a risaltare nel grigio azzurro del cielo, che è il grigio azzurro del mare: allora come oggi, almeno per un attimo, tutto è santo.