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Rut

14 Luglio 2024
Acque
Confini
Conflitti
Tradizioni
Straniamenti

Programma

ore 18:00 esplorazione dei borghi di Rut e di Grant a cura dell'associazione KTT Društvo Baška dediščina. Partenza dalla piazzetta del tiglio millennario di Rut - Rut, 5242 Grahovo ob Bači

ore 20:30 rinfresco a cura della comunità locale presso il tiglio millenario di Rut 

ore 21:30 inizio spettacolo presso il tiglio millenario di Rut

LINGUA EVENTO: sloveno

INFORMAZIONI: +386 30313488

SI RINGRAZIA: KTT Društvo Baška dediščina, Nikolaj Maver 

Arrivo a Rut di mattina presto, che è ancora buio. Quando l’alba investe le creste innevate sopra di me la luce riflessa a scendere nell’oscurità della valle mi ricorda di altre creste e altra luce viste alcuni anni fa ad al-Karak in Giordania, la biblica Kir-Ḥareshet o Kir di Moab. 

Rut, Moab… incredibile: proprio come Tamar anche Rut è una straniera, una moabita appunto, e con Tamar e con Rahab è una delle tre donne straniere presenti nella genealogia di Gesù come riportata nel Vangelo secondo Matteo. Lo stesso villaggio di Rut, del resto, è straniero: fondato nel XIV secolo su volere del patriarca di Aquileia Bertoldo di Andechs-Merania da gruppi di immigrati provenienti da Innichen in Val Pusteria col nome di Teutsch Gereuth, Cantone dei Tedeschi, i cognomi dei suoi abitanti continuano a testimoniare questa alterità, nonostante nel parlato lo sloveno abbia soppiantato il tedesco ormai da tempo. 

Dopo la Prima guerra mondiale gli Italiani arrivarono anche qui, costruirono ingenti fortificazioni su in cresta (sempre il solito Vallo Alpino del Littorio) e fucilarono Simon Kos, uno dei membri di spicco del T.I.G.R. - Trst-Istra-Gorica-Reka, un’organizzazione clandestina irredentista che si batteva contro la politica di italianizzazione di sloveni e croati perseguita dal fascismo - reo di aver contrabbandato persone, armi, munizioni e opuscoli di qua e di là dal confine. 

Ora qui a Rut tutto tace, anche il tiglio secolare che avrebbe certo molto da dire. La Rut biblica è simbolo di gentilezza e tutto quassù di primo mattino pare gentile: le vecchie case accorpate le une sulle altre, le cataste di legna in bell’ordine, i prati ad aprirsi a raggiera sui boschi sovrastanti come gradinate d’un teatro antico. 

Nikolaj Maver, ex presidente della Cooperativa agricola di Tolmino ora in pensione, mi accompagna nel cimitero intorno alla chiesa, l’erba ancora colma di rugiada: “Quello è un italiano, un carabiniere… morto su in cresta, ma no per la guerra, un incidente, non so”. Una volta entrati nel tempio vengo colpito dall’abside affrescato: “Quando ero bambino io, quando che facevo il chierichetto, durante la messa qua non ci si muoveva, tanta era la gente”. 

Avvicinatomi, noto una strana figura femminile, capelli sciolti, seni scoperti e una doppia coda da sirena, da pesce. “Questa è la Riba Faronika. Da queste parti si dice che è lei la causa dei terremoti. Quando s’arrabbia agita la doppia coda e quassù è un finimondo”. Riba lo capisco, significa pesce, ma… “Nikolaj, perché faronika?” “Non so, forse per i faraoni… in fondo, si sa, è pur sempre l’Africa quella che spinge”.