Labin / Albona
Programma
ore 21:30 inizio spettacolo nella città vecchia di Labin all'interno del "Labin Art Republika" festival - ulica Nike Katunara, Stari Grad, 52220 Labin
lingua evento: croato
informazioni: +386 30313488
si ringrazia: Grad Labin, Labin Art Republika Festival, Loredana Ružić Modrušan
Quando, all’indomani della prima guerra mondiale, le miniere del bacino dell’Arsa passarono in mano italiana, la situazione dei minatori peggiorò sensibilmente. Nel febbraio 1921 la nuova proprietà, la Società Anonima Carbonifera Arsa, decise di non pagare il premio mensile di efficienza ai lavoratori in ritorsione alla loro scelta di celebrare come di consueto la festività della Candelora, in contravvenzione alle nuove norme.
Il capo sindacalista Giovanni/Ivan Pippan si recò allora a Trieste per avviare una trattativa, ma oltre a non ottenere alcuna concessione, nel tragitto del ritorno fu picchiato a sangue da un squadraccia fascista. I minatori risposero occupando le miniere, autogestendo la produzione e organizzando con l’aiuto di alcuni contadini locali un corpo di guardia, la guardia rossa, a difesa della popolazione.
Nasceva così la Labinska Republika/Repubblica di Albona, che sarebbe durata per 35 giorni, dal 2 marzo all’8 aprile 1921, e che, ispirata dal motto Kova je naša/La miniera è nostra, avrebbe visto la partecipazione di minatori italiani, croati, sloveni, slovacchi e ungheresi in quella che può essere considerata come la prima rivolta antifascista al mondo.
“Durante la guerra civile diversi marinai siriani arrivati qui al porto giù sul fiordo hanno scavalcato le recinzioni cercando rifugio a Labin. Me ne ricordo uno in particolare, un certo Muḥammad, era un ragazzo estroverso, senza sapere il croato si faceva ben volere da tutti. Purtroppo ad un certo punto ha deciso di ritornare in Siria dalla famiglia, non lo abbiamo più visto, e altri marinai poi ci hanno detto che è rimasto ammazzato nel conflitto”. Mentre la guida locale Mladen Bajramović mi parla, ripenso per un attimo a Giovanni/Ivan Pippan, anche lui vittima di un agguato sulla strada del ritorno, e poi al Muḥammad del nostro spettacolo, anche lui fuggito alla guerra civile siriana, una rivoluzione finita ancora peggio, molto peggio, che la Repubblica di Albona.
Davanti a me una volta ancora il fiordo dell’Arsa, dopo le bocche del Timavo un secondo possibile luogo d’arrivo al mare degli Argonauti desiderosi di ritorno, e per un’attimo sono preso anch’io dalla nostalgia, non so bene di cosa. Squilla il cellulare, è mio padre: “Come la va là?” “Tut ben, son drio ‘ndàr a far an girét a Labin, Albona, in Istria” “Albona? Te sa vero che Francesco Da Gioz, Checo dalle Roe Alte, un dei primi partigiani antifascisti qua da noi nel Belumàt, quel che le sta picà alla passerella del Perón sul Cordévol, dove che se ‘ndea a far al bagno quando che te era picenìn, prima de la guera al’era ‘ndàt proprio a Albona a far al minatór e l’era parfin deventà al comandante de la guardia rossa de la Repubblica d’Albona ?!?” No papà, non lo sapevo… ma la voglia di fare l’Europa afroasiatica è sempre più forte.