Trenta
Programma
ore 18:00 ritrovo presso il Dom Trenta - Trenta 31, 5232 Trenta; trasporto con mezzi propri fino a Mala korita Soče - Soča 38, 5232 Soča
ore 18:30 esplorazione dell'alto corso dell'Isonzo a cura di Marko Pretner; partenza da Mala korita - Soče ed arrivo al Dom Trenta (alla fine della camminata trasporto garantito dagli organizzatori agli autisti per riprendere le vetture parcheggiate a Mala korita Soče)
ore 20:30 rinfresco a cura della comunità locale presso il Dom Trenta
ore 21.30 inizio spettacolo presso il Dom Trenta
LINGUA EVENTO: sloveno
INFORMAZIONI: +386 30313488
SI RINGRAZIA: Občina Bovec, Triglavski narodni park, Marko Pretner
Aesontius come il padre di Giasone, a memoria dell’arrivo pure qui degli Argonauti, ma anche e soprattutto Isuns, Lisuns, Lisunç, Lisonz, Lusinz, Lusins, Sontig e Soča. Maschile e femminile, turchese e smeraldo, di guerra e di straordinaria bellezza, l’Isonzo è certo assieme al Natisone la direttrice principale del nostro percorso.
E qui, nella mitica val Trenta, dove dalle fatiche dei migranti sudtirolesi e trentini che arrivarono nel XVI secolo alla ricerca del ferro e non trovandone a sufficienza divennero pastori, cacciatori e guide alpine, nasce la leggenda dello Zlatorog, il camoscio bianco dalle corna dorate a difendere dall’avidità umana un tesoro favoloso che è poi lo stesso ecosistema del Triglav... Qui dove la povertà è sempre stata di casa, fino al recente arrivo del turismo di massa che porta soldi, sviluppo e forse una fine tanto amara quanto quella della leggenda, qui mi siedo sopra un sasso e rileggo il poeta di Muharram Bek, periferia sudest di Alessandria d’Egitto:
Questo è l’Isonzo
e qui meglio
mi sono riconosciuto
una docile fibra
dell’universo
Quando poi il Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito Italiano Armando Diaz firmerà il famoso bollettino della vittoria, che è poi più o meno quando il Comandante della Settima Armata dell’Impero Ottomano Mustafa Kemal decide di ritirare i propri uomini da Aleppo dinanzi all’incedere delle forze britanniche, gli Italiani occuperanno Trenta, vieteranno l’utilizzo della lingua slovena e prenderanno a costruirci caserme per provvedere alla sorveglianza del confine, che col trattato di Rapallo qui si attesta ufficialmente sulla linea spartiacque Isonzo-Sava. La retorica fascista parlerà di Vallo Alpino del Littorio, ma non è chiaro quanti tra gli uomini arrivati quassù per prestare servizio nella Guardia alla Frontiera avessero portato con loro l’Allegria di naufragi di Giuseppe Ungaretti.
“È un disastro, ti dico - fa il responsabile del Centro Visite del Parco nazionale del Triglav Marko Pretner, rimettendosi il cappello prima di uscire dall’ufficio - qua arrivano ormai miliardari da tutto il mondo, dalla Russia, dagli Stati Uniti, comprano case a prezzi inarrivabili e poi ci vengono a stare sì e no un mese all’anno… certo la gente ci guadagnerà in termini di soldi, ma se andiamo avanti così della comunità non rimarrà neanche l’ombra”. Fuori ormai è buio, Marko deve andare che lo aspettano a cena. Ci salutiamo e io me ne sto ancora qualche attimo tra il muro delle ex caserme del Regio Esercito e il prato lì di fronte immerso nell’oscurità. Quando accendo la torcia sono sette le paia d’occhi a rispondere all’appello.